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martedì 8 giugno 2010

Disegnare: lo spirito d'osservazione



Il senso comune ci insegna che disegnare significa riprodurre con un proprio stile personale il mondo che ci circonda, applicando regole di prospettiva di percezione visiva, tecniche di disegno applicate ai vari supporti a disposizione. Il mondo dell'arte che pare così libero e privo di dettami e condizionamenti è in realtà pieno di luoghi comuni, critiche feroci e snobismo.

Il percorso di un'artista sembra essere pre-confezionato come quello di un qualsiasi altro mestiere. Scuole, mostre, recensioni di critici, curriculum come papiri egiziani, che alla fine nessuno legge. Una corsa senza fine.

Ai giorni d'oggi l'arte corrisponde spesso ad un mero investimento commerciale: dove può esserci libertà d'azione in un contesto così denutrito di grandi voli, scorribande emotive e aneliti di sperimentazione vera, disincantata dalle costrizioni imposte dal sistema? 

Le opere dei grandi artisti sono state riprodotte nei modi più disparati, a volte quasi con ripetitività esasperante e sempre le stesse. Ci sono così tante possibilità...!
Alla fine annoiano, invece di entusiasmare. Come tutto ciò che abbonda, tutto ciò che viene riproposto come in una pubblicità, martellando, senza uno scopo vero.

Disegnare è un cammino di disciplina interiore, di costanza e pazienza nel riuscire ad ottenere i risultati, che inizialmente sono solo degli embrioni appena nati, fragili e bisognosi di cure e attenzioni, ma anche indipendenti nella loro crescita: in modo insospettabile, un giorno vengono alla luce e magari non erano proprio come te li eri immaginati o forse si, se sei riuscito a forgiare il materiale, sul quale cercavi di lavorare.

Un disegno va educato con leggerezza, ma autorevolezza. Imponendogli un pensiero, ma allo stesso tempo lasciandolo vibrare della sua essenza.

Un'illusione che accompagna la vita di chi ha la passione per questo mondo, solitario e stravagante, dove spesso non c'è spazio per i pensieri degli altri, esiste solo il proprio, in un egocentrismo che ricade nella propria individualità.

Disegnare significa affinare lo spirito d'osservazione, ma non solo verso le cose terrene, il mondo in generale in tutte le sue sfaccettature, ma soprattutto nell'intime essenze che trascendono le cose stesse.
Arrivare al turbine dell'oggetto osservato, privandolo della sua stessa funzione e origine, tralasciandolo e osservandolo con occhi pulsanti e desiderosi di energia.
 

Individuare ciò che sta dietro l'oggetto osservato, cosa ispira, cosa si può leggere e non. Cosa ancora non è stato detto e cosa si potrebbe dire in più. 

Gli occhi sono uno strumento meraviglioso anche quando sono chiusi e sembra che non diano, in apparenza, nessun segnale, invece creano immagini, risuonano di ambienti, di scintillii, luci, ombre. Anche questo è un "paesaggio" che va osservato, perché parla in una lingua a noi poco usuale, sconosciuta.

A volte le immagini sono vivide, chiare, semplicemente pazzesche. A volte sono offuscate, nella più fredda bianca nebbia, vellutate dalla nostra volontà o placidamente ondeggianti, come in un riflusso continuo di idee.

Correre dietro a queste immagini? Correre. Si, si potrebbe. Ma non si riuscirebbe a raggiungerle, sono troppo veloci, bisogna fermarsi e osservare, la cadenza con cui si creano e con la quale si disperdono nella mente.

Poi, con la stessa pace considerare la nostra capacità di riprodurre su carta, con timidi abbozzi, spunti, anche parole, che riflettano la sensazione procurata dai nostri pensieri.

Spirito di osservazione

Ogni giorno ci misuriamo con i colori e le immagini. Persino ad occhi chiusi, sottoponiamo il nostro immaginario ad una sorta di mondo parallelo.

I sogni suggeriscono ambienti e situazioni, che in taluni casi, non avremo mai l'occasione di vedere realmente.

I media propongono immagini abbastanza ripetitive, dalle clip musicali, agli spot pubblicitari, dai film (in stra-grande maggioranza si tratta di thriller)  ai cartoni animati e via così.

I giornali subiscono la stessa sorte, immagini di ogni tipo, con la costante di sfruttare il corpo delle donne per incrementare le vendite. 

I libri sono valutati osservando la copertina, si associa il disegno gradevole ad una storia altrettanto valida. Purtroppo la relazione non porta sempre a buoni risultati, non c'è una costante come in matematica.

La lettura di un libro però, favorisce l'immaginazione, pur essendo a livello mentale, fornisce il materiale con cui creare spontaneamente delle immagini, che cercano di sostituirsi alle parole lette, costringendo la mente a sviluppare ambientazioni soggettive.
Ho già scritto altri articoli  sui libri illustrati, evidenziando come possano aggiungere, ma anche togliere al libro la facoltà di esprimersi liberamente senza l'imposizione della soggettività dell'illustratore. Creare dei simboli che rappresentano il libro stesso è uno dei compiti più ardui e difficili, un lavoro sensibile, in punta di piedi, leggero e sapiente allo stesso tempo. 

Qualsiasi attività si svolga i nostri compagni indissolubili sono i colori e le immagini. 



Impariamo prestissimo a respirare le immagini che accogliamo nella nostra vita.

I ciechi hanno una sensibilità alle immagini particolare,  sviluppano una visualizzazione remota, una specie di scintilla che permette loro di recepire una sorta di fraseggio colorato, lampi, ombre.

I bambini nella loro temporanea permanenza nel ventre materno, catalizzano i pensieri sovrapponendo immagini. Studi scientifici hanno dimostrato la reale capacità dei neonati nella vita pre-natale, di avere dei pensieri-immaginari, collegati alla percezione dei suoni e dei movimenti trasmessi dalla madre.

Riuscire ad "addestrare" un bambini allo spirito di osservazione è un grande vantaggio, una specie di rivoluzione intorno a se stessi e intorno al mondo che ci circonda, che permette di parafrasare la vita, addentrarsi nei migliore dei modi, cogliere l'essenza e valutarla con un criterio più assennato, affrontare gli ostacoli con lucidità e sentimento insieme, senza scoraggiarsi, perché la realtà offre sempre prospettive diverse e adeguate alle nostre esigenze.

E' proprio così. Osservando con il silenzio e l'umiltà, si riescono a comprendere più verità, non solo le nostre. L'egocentrismo si allontana per far posto ad una tenera comprensione dell'animo universale, che ci accoglie e ci respinge, turbinoso, ma possibile da ammaestrare.

Lo spirito di osservazione rende immagini, ma non solo, restituisce vita ad ogni cosa, anche se inanimata. 

Il disegno anima anche ciò che apparentemente sembra vuoto e privo di identità.
Si spezza delle sue catene, della sua oggettività e si ricompone in altri simboli, soggettivi dell'autore.

Anche la musica appartenendo all'insieme delle arti di composizione e di trasposizione di opere altrui, sintetizza il mondo dei suoni e favorisce la leggiadra danza delle immagini. 

Quante volte capita di ascoltare un brano e lasciarsi trasportare dalle emozioni, poi dalle immagini che si creano nella mente? 

Si sollevano muri, si aprono argini, si richiudono voragini e si disperdono venti violenti oppure al contrario, si accumulano turbini, aprono abissi, ricadono mari e cieli.

L'osservazione può cambiare uno stato d'animo, un modo di vedere, un'intera vita se rivendica la propria indipendenza di espressione nell'arte, vigilando sempre per rimanere sempre rispettosi del prossimo.

La buona abitudine dell'osservazione

Osservare spesso è associato al giudicare.
 
Si osserva una persona e si esprime un giudizio inizialmente sul suo aspetto fisico, poi in seguito sul suo modo di essere, infine sull'individuo nella sua totalità. 

L'osservazione è principalmente soggettiva. L'oggettività è una possibilità assai difficile da raggiungere, lo spazio per le proprie sensazioni istintuali rimane sempre aperto.

Osservare un'opera d'arte presuppone una conoscenza dell'artista, ma il giudizio è libero da questo presupposto, un disegno può piacere o meno, come può piacere una donna o un uomo, stabiliti i criteri di valutazione di ogni singolo individuo.

Si può imparare ad osservare, senza farsi strumentalizzare dal senso comune delle cose?
Senza rimanere imbrigliati dal nostro stesso modo di vedere, i nostri preconcetti, i nostri criteri?
Rimanendo costantemente appoggiati ad un valore positivo verso l'oggetto osservato?

Abituarsi ad osservare senza giudizi è un'impresa che ha un suo beneficio anche nella vita di tutti i giorni. 
Non esisterebbero giudizi pesanti verso le persone con gravi problemi, verso i disabili, o verso chi ha problemi come l'obesità o viceversa la magrezza costituzionale. 
La cronaca recente invece è costellata da vicende desolanti, che denunciano un'assenza di rispetto verso la categoria dei deboli, dei diversi per immagine, perché la società, i media in generale propongono un surrogato della persona. Un simbolo irreale di bellezza che non ha niente di vero, di spontaneo, ma è costruito come uno spot pubblicitario: a tavolino.
Il concetto di immagine di bellezza è storpiato fino alle radici, straripa di un assolutismo alla bellezza pre-confezionata, uguale e sintetica, come un dipinto ripetuto all'infinito con colori diversi.
Una bellezza plastificata, difficile poi da riciclare, come nella realtà la plastica procura solo fumi tossici e sembra che comunque non se ne possa fare a meno. La mettono dappertutto eppure si sa che non si può continuare così.

Le donne stanno perdendo la loro identità, unicità anche nei difetti, che le rendono ancora più belle, più rare, più naturali. La ricerca delle perfezione è sempre una strategia sbagliata. 



La perfezione non esiste è solo un concetto astratto, una pura astrazione del nostro cervello.



Abituarsi ad osservare il mondo, ma anche se stessi.
Essere consapevoli delle proprie inesattezze in senso estetico e dei nostri limiti.
Capacitarsi che non c'è una soluzione, ma ce ne sono tantissime. Come tutte le immagini fornite dal nostro caro mondo naturale e artificiale, creato dall'uomo e dalla natura.

Uscendo con i nostri bambini si possono notare centinaia di cose, non solo le vetrine dei negozi. 
Ogni giorno scommetterei che potreste farne un elenco lunghissimo, anche in città, dove ho vissuto per tanti anni della mia vita.
In angoli nascosti, anfratti sconosciuti ai più esistono degli scorci di verde, con tante piccole creature semi-nascoste che vivono la propria esistenza nel silenzio, ma che ci possono far riscoprire mondi imprevedibili, scanditi da un ciclo più consono a ogni essere vivente. 
 Un filo d'erba che spunta dal cemento, è il simbolo di come la vita voglia e possa sconfiggere anche il più duro degli elementi, scalfirlo e riuscire a crescere.
Un tiepido raggio di sole che colpisce un portone di un palazzo, può rilucere di un colore mai visto.
Un'antenna, in un tetto deserto, può sembrare un condominio se affollata di storni allegri e ciarlieri.
Una lucertola che svelta corre sul muretto, traballando sulle sue corte zampette può simulare i grandi dinosauri che esistevano una volta.
Il ragno di casa, che balla tra i muri bianchi potrebbe essere ospitato con pazienza e spinto a traslocare in zone meno visibili, così da renderlo più simpatico ai nostri curiosi bambini.

Non serve andare in posti lontani: ogni giorno la vita ci tende una mano, lasciando dei segni, colori, immagini:
occorre solo fermarsi e guardare, con la luce d'argento negli occhi.

I nostri bambini imparano presto ad osservare nel modo positivo, senza giudizi o comunque con giudizi e apprezzamenti che non siano denigratori verso gli altri, ma propositivi, di comprensione dove non si capisce, di aiuto e di condivisione dove è arrivata la comprensione.

Il passo successivo

L'importanza delle immagini è tale che l'immagine stessa può aiutarci a comprendere meglio. Utilizzare le immagini con un criterio diverso è il passo avanti per non lasciarsi schiacciare dalla predominanza che le immagini stanno acquisendo nel mondo odierno.

Il bambino che osserva il mondo in cui vive è anche in grado di rappresentarlo con uno sforzo di immaginazione, prima a livello mentale e poi, in seguito, a livello verbale, fino a giungere alla conclusione del cerchio, riportandolo di nuovo in immagini, attraverso il disegno o in musica, attraverso i suoni. Creando insomma una percezione personale, che equivarrà anche a crearsi una nuova percezione, costituita da idee, ragionamenti, riflessioni.

La capacità di riflettere sulle cose, non si acquisisce, ma si impara, con la naturale curiosità oppure con l'aiuto nell'abituarsi ad averla, ad essere consapevoli che si può e si deve riflettere per comprendere le cose della vita.

Realizzare materialmente un disegno dopo aver osservato, senza più avere l'oggetto della nostra osservazione è il passo successivo.

Congratularsi con il proprio processo di apprendimento, essere buoni con se stessi, anche se i risultati non sono soddisfacenti come speravamo. 

Non bisogna ritornare all'inizio del cerchio, ossia alla dittatura delle immagini, ma svelarne la nostra personale inclinazione verso di esse, rendendole di nuovo semplici immagini, in colori, musica o parole. 

Un disegno allora sarà consapevole, forse libero, ma sicuramente personale.

Libero dai giudizi? Anche se non mostrato è succube del nostro giudizio favorevole o meno. Ignaro di quello degli altri. 


Articolo scritto da Ximi  http://www.illustraidee.splinder.com all right reserved












 


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