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venerdì 5 novembre 2010

Fiabe classiche: Rapolina


Questa è la storia di una bambina di nome Rapolina. Penserete: "Che nome buffo! Come mai si chiama così?"
Leggete allora la fiaba di Rapolina.


Tanto tempo fa viveva una coppia di sposi che desideravano tanto avere un figlio, ma non arrivava mai. Finalmente un  giorno la donna rimase in dolce attesa ed era più felice che mai.

Ogni giorno la donna si metteva dalla finestrella della sua casa e se ne stava lì, a guardare il bellissimo giardino della sua vicina, da tutti considerata una maga potentissima e dai modi solitari, tanto che aveva innalzato un muro altissimo tutto intorno al suo giardino, così da evitare che qualcuno potesse entrarci.

I giorni passavano e la donna continuava ad ammirare le piante di quel giardino, ne vide alcune verdi e fresche di raperenzolo e improvvisamente le venne una voglia immensa di mangiarle. Il desiderio cresceva ogni giorno di più e dato che sapeva di non poterne avere nemmeno uno, cominciò a stare male e a deperire.

Allora suo marito si preoccupò moltissimo e chiese alla amata consorte cosa le stesse accadendo, ella rispose:
"Se non potrò avere almeno uno di quei raperonzoli che crescono nel giardino della vicina, morirò!"

L'uomo che l'amava molto pensò che doveva accontentarla a tutti i costi.

Aspetto la sera, scavalcò il muro ed entrò di soppiatto nel giardino della maga. Strappò velocemente alcuni raperonzoli e corse a casa in fretta e furia, sperando di non essere colto in flagrante.

La donna se li mangiò tutti in un batter d'occhio e ne era rimasta così soddisfatta, che il giorno dopo,  la sua voglia si moltiplico per tre. Allora l'uomo ritornò nel giardino, scavalcò l'altissimo muro e si avvicinò alle piantine di raperonzolo per strapparne ancora Ma questa volta la maga apparve davanti a lui  e con una voce terribile urlò:

"Come ti permetti di venire a rubare nel mio giardino! Vedrai adesso cosa ti succederà!"

L'uomo impaurito rispose: 
"Vi prego signora non giudicatemi male. Sono venuto a prendere i suoi raperonzoli soltanto perché mia moglie, che sta aspettando un bambino, ne ha una voglia così grande che sarebbe morta se non li avesse mangiati."

La donna lo osservò a lungo, poi con molta calma disse:
"Va bene, voglio crederti. Ti lascerò raccogliere tutti  i raperonzoli che vorrai, ma ad una condizione. Quando nascerà il vostro bambino, dovrai portarmelo subito qui. Io lo accudirò come una madre, con tutte le attenzioni."

L'uomo accettò, senza pensarci. E così fu, quando la moglie partorì, la maga si presentò e si portò via la bambina, che venne chiamata Rapolina.

Rapolina crebbe e diventò la più bella creatura del creato. Al compimento del suo dodicesimo anno la maga la rinchiuse in una torre lontana da tutti, che non aveva né porte né scale, ma solo una piccolissima finestrella in cima. Quando la maga voleva salire, si metteva sotto la finestrella e gridava:

"Rapolina, Rapolina butta giù la tua treccina!"

Ed ella svelta, slegava i suoi lunghissimi capelli, così fini che parevano filati nell'oro, scioglieva le trecce che aveva raccolte sul capo e le avvolgeva nel cardine della finestra, cosicché i capelli ricadevano fino a terra e la maga poteva arrampicarsi fino in cima alla torre.

Passarono gli anni e un giorno passò di lì un giovane principe, che udendo un canto melodioso si avvicinò alla torre e si fermò ad ascoltare.

Era Rapolina, che sentendosi triste e sola, riempiva le sue giornate cantando con una voce soave.

Il figlio del re si incuriosì e cercò un modo per raggiungere la ragazza, ma non trovò ne scale, né porte per entrare in quella torre. Tornò a casa, ma quel canto gli aveva toccato così profondamente il cuore, che ogni giorno passava nel bosco  per ascoltarla.

Un giorno vide la maga avvicinarsi alla torre, appostarsi sotto la finestrella e gridare:

"Rapolina, Rapolina butta giù la tua treccina!"

Subito dopo vide una lunghissima treccia cadere fino a terra e la vecchia signora arrampicarsi a fatica fino in cima.

Il giovane pensò: "Ah! Ho capito come si sale fino lassù! Bene, lo farò anch'io!"

Il giorno dopo, all'imbrunire, si mise sotto la finestrella e gridò:



"Rapolina, Rapolina butta giù la tua treccina!"

La ragazza gettò la treccia, come al solito e quando vide, che al posto della maga c'era un giovane uomo, si spaventò tantissimo, poiché prima di allora non aveva mai visto un uomo.
Il ragazzo però le parlò con parole d'amore e le raccontò come fosse stato rapito dal suo canto e incuriosito per la sua strana sorte a tal punto, che non si sarebbe dato pace finché non l'avesse vista.

Rapolina non ebbe più paura e quando lui le chiese se voleva sposarlo, lei pensò fra sè:

"Mi amerà molto di più della vecchia Gothel!"

E rispose di si, poi aggiunse:
"Senti io verrei via con te, ma non so come uscire da qui. Ogni volta che tornerai a trovarmi, dovrai portare con te una matassa di seta, io la tesserò e quando avrò finito, mi porterai via con il tuo cavallo."

Il ragazzo accetto, con il cuore in fiamme per la felicità.

Così tutte le sere tornava a trovarla, nella certezza che non avrebbe incontrato la maga perché ella andava di giorno. La maga non si accorse di nulla, finché un giorno Rapolina le disse:

"Mamma mia, signora Gothel voi pesate molto di più del giovane principe!"

"Sciagurata!" le urlò allora la maga "mi hai ingannata! Cosa mi tocca sentire! Io, che pensavo di averti allontanata da tutti, da tutto il mondo!"

Infuriata più che mai, afferrò i capelli di Rapolina e con un solo colpo di forbice ZAC, tagliò tutte e due le trecce, che caddero a terra. Dopo prese Rapolina e la portò via nel deserto, la lasciò lì a vagare nella solitudine, nutrendosi di bacche e radici e vivendo di stenti e nel pianto.

Quella stessa sera in cui cacciò la giovane ragazza, fissò le trecce alla finestra e aspettò l'arrivo del principe. Questi non tardò molto e si presentò puntuale sotto la torre, gridando:

"Rapolina, Rapolina butta giù la tua treccina!"

La vecchia maga lasciò cadere la treccia fino a terra. Il principe salì e invece della amata Rapolina si trovò la maga che lo fissava con occhi terrificanti.

"Ah! Eccoti qui, sei venuto a prendere la tua amata, ma non c'è più! Non la rivedrai mai, è persa per sempre!"

Il ragazzo colto dalla disperazione si buttò giù dalla torre, non morì, ma le spine nelle quali cadde gli trafissero gli occhi e da allora fu cieco.

Errò nei boschi, mangiando bacche e vivendo di stenti e piangeva piangeva, senza darsi pace per aver perduto per sempre la donna che amava.

Vagò per anni nel dolore. Un giorno però giunse in un deserto, nel quale Rapolina viveva nella miseria con due gemelli, un maschio e una femmina.

Il giovane udì la voce e gli parve di riconoscerla, si lasciò condurre da quel suono e arrivò da Rapolina, che lo riconobbe subito e gli saltò al collo piangendo.

Due lacrime bagnarono gli occhi dell'uomo, togliendo per sempre il velo della cecità e da quel momento riprese a vedere come prima!

Così, insieme tornarono nel suo regno, dove fu accolto con gioia e vissero ancora lunghi anni felici e contenti con i loro bambini.

Riadattamento by Illustraidee Ximi


Le parole difficili:

In questa bella fiaba ci sono alcune parole difficili, che ho segnato con un bel colore violetto, qui di seguito c'è un piccolo dizionario con i significati delle parole e le alternative più semplici se i vostri bambini sono molto piccoli.


Deperire: perdere forza e salute.
Consorte: moglie.
Soppiatto: di nascosto.
Flagrante: "colto in flagrante", persona che avendo compiuto un atto sbagliato o un reato, viene colto sul fatto.




Buona lettura e a presto!







 

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